L’autonomia regionale differenziata è un vero e proprio atto eversivo che non è finalizzato a maggiore efficienza della scuola, ma denuncia semplicemente un’avversione al sentimento di Unità Nazionale soprattutto del Veneto. Una politica debole ed un centrosinistra sciagurato, nel 2001 credettero di arginare il vento del nord che sembrava irresistibile, sostituendo agli apparati Statali il nuovo centralismo regionale. Una risposta sbagliata ad una domanda giusta che viene dal mondo della scuola ad esempio, dove le cattedre delle regioni settentrionali restano scoperte per la fuga dei docenti verso le regioni di provenienza. Un problema che si poteva risolvere con una Legge ordinaria che vincolasse i vincitori di concorso alla sede messa a bando. Controcorrente l’opinione del prof. Adolfo Scotto di Luzio, docente di
Storia delle istituzioni scolastiche ed educative; storia della pedagogia e
letteratura per l’infanzia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’ Università degli Studi di Bergamo .
L’autonomismo regionale è un progetto che farà male tanto al sud quanto al nord dell’Italia, ribadisce il professore puteolano, milanese di adozione, il quale osserva come anche una moderna metropoli internazionale quale è Milano, capace di muoversi agilmente nella cultura e nella economia globalizzata, ne verrebbe schiacciata e ridimensionata dalla parcellizzazione della amministrazione circoscritta ai confini del nuovo centralismo Regionale. E’ una magra consolazione, ma fa bene all’anima ascoltare ancora tra mille problemi, voci che non rinunciano al pensiero e non si lasciano sedurre dal conformismo conservando integralmente il sentimento irriducibile della Patria.