PA, ricominciamo punto ed a capo? Perché l’ultima Direttiva della Dadone, la n.3/2020 potrebbe offrire il fianco ai nostalgici della carta che ancora numerosi muovono le fila delle Pubbliche Amministrazioni italiane, soprattutto nelle Autonomie Locali. L’Italia riparte e le PA infatti, sono invitate a ridimensionare sostanzialmente, il numero di dipendenti che rendono prestazioni informatizzate del proprio lavoro e che sia pur a distanza e con mezzi propri, hanno comunque garantito continuità all’esercizio delle articolazioni statali nel corso di otto lunghe settimane sotto il coprifuoco dettato dai micidiali attacchi del coronavirus. Formalmente, la Direttiva n. 3 del 04 maggio 2020 diramata dalla Dadone segnala l’opportunità con la ripresa, di sostenere le attività produttive (imprese industriali, artigianali e di commercio), con lo smaltimento delle pratiche urgenti come se per emettere autorizzazioni e scartoffie di ogni risma, ci fosse bisogno di far rientrare tra le mura degli uffici spesso in condizioni che definire pietose sarebbe un semplice eufemismo, impiegati e funzionari che hanno dato magnifica prova di sé e della propria formazione acquisita spesso da autodidatta contro tutte le pervicaci resistenze degli apparati che di certo non hanno in dote la lungimiranza ed il necessario spirito innovativo. Diciamocela tutta, l’Italia è ancora nelle mani di vecchi burosauri che si eccitano al sol odore dell’inchiostro dei cuscinetti a timbro. Ad onor del vero, la Direttiva n.3/2020, se da un lato raccomanda di allargare la platea dei servizi che definisce indifferibili come se gli stessi non potessero essere in alcun modo immaginati nelle forme digitali, dall’altro sollecita le Amministrazioni a programmare l’acquisti di nuove macchine; a dotarsi di reti in fibra e piu’ in generale di preparasi a tradurre i processi amministrativi in “cloud” di servizi utili innanzitutto per l’utenza che è il soggetto principe per il quale gli uffici pubblici hanno ragion d’essere