La paura fa 90, dicono nel nostro meridione. Nessuno avrebbe mai potuto imprimere infatti, una spinta alla modernizzazione dei servizi pubblici più efficace di quella imposta per DCPM dal coronavirus. Il numero di soggetti impiegati in agile e la nuova organizzazione dei servizi sono un patrimonio oramai acquisito agli uffici pubblici che mai più alcuno può immaginare di mandare disperso. Non se lo aspettano gli imprenditori e gli utenti in genere che anzi, dal consolidamento delle nuove prassi internet, sperano di smettere i quotidiani pellegrinaggi tra uffici all’affannosa produzione di inutili certificazioni; non se l’aspettano i dipendenti pubblici che con le nuove modalità di prestazioni riescono a conciliare in maniera ottimale i tempi della loro vita ai doveri indifferibili, ma soprattutto alla soddisfazione avvertita forte di essere diventati per la prima volta nel corso della carriera, attori protagonisti di quella innovazione a lungo vagheggiata e mai in concreto realizzata. Per la prima volta si è riusciti ad uscire dalla logica della produttività ad ore e si è entrati in un colpo solo se non tutti, una quota molto importante, nella più stringente ed obiettiva misurazione per risultati incontrovertibilmente certificati da algoritmi imparziali, che non sono suscettibili di preferenze e simpatie. Non è roba di poco conto. Se poi a questi sommiamo gli esiti di una ricerca condotta da ENEA secondo la quale questa nuova organizzazione di lavoro oltre a valorizzare le persone, ha agito per la sostenibilità ambientale urbana. In particolare, lo studio evidenzia che esistono i presupposti per modifiche permanenti ai comportamenti su larga scala, in grado di incidere sugli indici di congestione e di inquinamento delle città. Lo studio presenta una stima del potenziale di mitigazione di consumi ed emissioni inquinanti conseguibili attraverso il lavoro a distanza e l’innovazione organizzativa, e li pone in relazione con gli effetti generati dall’efficientamento della Pubblica Amministrazione. Le testimonianze raccolte ci dicono come il lavoro agile ha ridotto la mobilità quotidiana di circa un’ora e mezza in media a persona, per un totale di 46 milioni di km evitati, pari a un risparmio di 4 milioni di euro di mancato acquisto di carburante con il duplice beneficio di aver liberato tempo personale e traffico urbano e determinato un taglio alle emissioni inquinanti che ENEA stima in 8mila tonnellate di CO2.