Brunetta, ministro talebano delle scartoffie

Ostinato peggio di un talebano a portare indietro le lancette dell’orologio, Brunetta pubblica quattro fitte colonne di giornale per ribattere le critiche che da più parti gli sono piovute addosso sia dal mondo sindacale, sia dal mondo della cultura, nell’imminente pubblicazione del nuovo DPCM di ritorno al futuro che ci trascinerà inutilmente in ufficio. E’ rimasto solo. Se la campagna anti fannulloni del 2009 ebbe il favore della opinione pubblica e di buona parte della stampa, questa contro la conquista sociale dello “smart working”, lo vede in difesa rinchiuso nella ridotta della conservazione passatista, rifugio tipico dei vecchi che hanno esaurito ogni energia vitale e fattiva spinta propulsiva. Con tutta evidenza, da quanto si legge su il Foglio di giovedì, 4 settembre, non sa di che cosa scrive, non conosce la materia e non ha una percezione fedele della rivoluzione in atto nel mondo del lavoro impiegatizio e non solo, come conferma il prof. De Masi, sociologo del lavoro di fama internazionale. Tra l’altro, vicino di casa in quel di Ravello, farebbe bene Brunetta a fargli visita per tenersi aggiornato e sintonizzarsi alla contemporaneità. Il giurista, mostra in fondo i suoi limiti di fronte ai cambiamenti epocali dei sistemi di produzione. Inevitabilmente tende a codificare in lunghi processi legali, anche gli algoritmi istantanei dei processi tecnologici. Anni addietro aderimmo alla filosofia ispiratrice della riforma Brunetta (D.Lgs 150/2009), apprezzammo l’introduzione della valutazione della performance; la premialità soggettiva per risultati; la lotta all‘assenteismo. Sollevammo una sola riserva su quella riforma: il sistema delle progressioni verticali ad accesso universale. Il tempo ci ha dato ragione. Magra soddisfazione. La carriera di noi vecchi oramai è andata a farsi benedire. Errore ancor più grave sarà questo del rientro in ufficio. Il PIL non si sposterà di una virgola; in compenso, assisteremo alla paralisi dei trasporti pubblici in concomitanza della scuola in presenza; rivedremo gli ingorghi a croce uncinata nei centri urbani; le centraline della CO2 saltare a fondo scala; ripartire, senza ombra di dubbio, a dispetto dei “green pass”, i contagi indotti dalle frequentazioni massive ravvicinate negli angusti spazi degli uffici pubblici, spesso privi finanche di finestre. L’utenza, che pian pianino si stava abituando all’utilizzo delle tecnologie, ritornare ad esigere certificazioni cartacee e tutto un mondo antico di scartoffie vedrà soddisfatta l’effimera nostalgia dei bei tempi andati. Naturalmente questo castello di carte che si regge sui cuscinetti per timbri, durerà poco, quanto basterà a sostenere il Governo Draghi, ma sarà destinato comunque a crollare. Nel frattempo che aspetteremo le magnifiche sorti progressive dei “cloud” e delle reti interoperabili promesse dal geniaccio del PRRN, getteremo alle ortiche un patrimonio di competenze acquisite a costo zero che hanno non solamente retto l’attacco pandemico brillantemente, ma scongiurata la paralisi degli apparati Statali ed il caos modello ristori Inps dell’incompetente Tridico, non a caso di recente elogiato da Brunetta. Veniamo al merito delle tesi talebane. Efficienza, efficacia ed economicità; produttività e competitività del sistema pubblico, Brunetta pensa che siano una lunga teoria di articoli e commi di Legge.

Art. 1, quello che si è svolto nell’ultimo anno e mezzo nelle Pubbliche Amministrazioni, non è “smart working”, ma lavoro a domicilio perché non c’è stata alternanza tra prestazione in presenza e prestazione a distanza inoltre, non è intervenuta alcuna reingegnerizzazione dei processi e digitalizzazione dei servizi. Trasmettete al Ministro per cortesia (protocollo_dfp@mailbox.governo.it), gli ordini di servizio a far data dal 20 marzo 2020, perché possa predere piena contezza del contributo fondamentale portato dall’intero settore del pubblico impiego alla tutela della salute collettiva ed in particolare dalle divisioni dei servizi amministrativi. Scoprirà che nella fase acuta della pandemia, gli impiegati hanno tutti lavorato in presenza almeno un giorno a settimana e si sono recati in ufficio utilizzando i mezzi pubblici deserti. La prova di quanto affermiamo, può essere richiesta al Ministero degli Interni che ha registrato i passaggi nominativi in entrata ed in uscita dalle stazioni ferroviarie e metropolitane con posti di blocco pedonali delle Forze dell’Ordine. Superata la fase del confinamento, i dipendenti pubblici sono rientrati in presenza almeno per due giorni a settimana. Informate inoltre il Ministro, che in attesa dei fantomatici “cloud”, bontà Sua, a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni, c’è una tecnologia operativa: desktop remoto, in dotazione già al vecchio “windows ’98”, rimasta inutilizzata per oltre venti anni e che ha permesso agli impiegati di impadronirsi da casa del computer d’ufficio e svolgere esattamente le stesse mansioni ed i medesimi compiti che svolgono in presenza, collegati alle reti LAN delle Amministrazioni. Quindi, anche se il Ministro Brunetta, preso dagli impegni politici non si è avveduto, sappia che le PA erano già digitalizzate al tempo del Suo primo mandato e le tecnologie sarebbero rimaste inutilizzate se non fosse intervenuto un agente patogeno esterno (covid-19), a dare una spintarella ai nostri attempati decisori politici.

Art. 2 nessuna conoscenza acquisita nel tempo sul benessere dei lavoratori. Sono rimaste in secondo piano le finalità proprie dello “smart working”: il miglioramento della conciliazione vita-lavoro e l’aumento della produttività. Esattamente di questo ci lamentiamo caro Renato, prof. Brunetta. La fase della programmazione organizzativa è stata brillantemente superata direttamente sul campo in ogni ufficio che ha adottato le nuove metodologie di lavoro. Recarsi a lavoro in presenza due soli giorni a settimana, ha dato una svolta migliorativa alla logistica dei luoghi di lavoro ed è stata una scoperta decisiva per ritrovare il benessere personale non ultima, una modalità innovativa di conciliazione dei tempi di lavoro con i tempi della famiglia che ha consentito al personale femminile, ad esempio, di recuperare le energie fisiche e nervose disperse tra i mille impegni quotidiani e le fatiche della famiglia. Lei ha una pallida idea di che cosa possano significare le ore trascorse in attesa dei mezzi di trasporto pubblico per raggiungere gli uffici e rientrare a casa? Le corse perdute, per l’affollamento eccessivo e lo stress patito per timbrare puntuali in orario? La mancata cura della famiglia spesa a recuperare le ore di ritardi inevitabili? Le spese di parcheggio che concorrono ad ingolfare di smog le città?

Art. 3 l’aumento di produttività è un abbaglio. Chi produce statistiche sullo “smart working”? Sono mancati gli strumenti informatici per la raccolta ed analisi dei dati e per il monitoraggio dei risultati raggiunti. Caro Ministro, prof. Brunetta, ecco la prova che gli impiegati dello Stato sono meglio preparati di Lei in informatica. Segno che se i Governi hanno fallito nella formazione, i dipendenti si sono dimostrati molto più maturi ed hanno saputo istruirsi ed acquisire abilità e competenze che Lei mostra ancora di ignorare. La raccolta dati ed il monitoraggio dei risultati è disponibile in tempo reale a tutte le Amministrazioni. I rapporti di VPN (Virtual Private Network), attraverso i quali i dipendenti praticano gli accessi alle reti degli Enti, certificano, inoppugnabili, che il traffico dati in regime di “smart working” è raddoppiato rispetto al lavoro in presenza. Questo si spiega non tanto con lo spirito di abnegazione e responsabilità dei lavoratori chiamati a lavorare da casa, ma con la maggiore concentrazione e numero di ore impiegate dedicate ai compiti affidati che si ottiene in ambienti non ostili; con la maggiore serenità d’animo che il lavoro da casa permette di raggiungere concedendo quel risparmio di energie nervose e fisiche altrimenti spese spesso in lunghi, estenuanti viaggi per raggiungere la sede di lavoro sia in auto alle prese con traffico e parcheggi introvabili, sia coi TPL affollati, strapieni in sciopero quando non in ritardo. Renato, bastano due clic ed il server VPN ti esporta e trasferisce via posta elettronica quanti rapporti dati e produttività sarai capace di studiarti!! Poi fai l’offeso se De Masi ti dà del luddista…

Art. 4 è del tutto fuorviante paragonare un Ministero od un Comune alle aziende private che possono elimanare il “front office” mentre se lo facesse la PA priverebbe dell’accesso ai servizi ampie fasce della popolazione. Renato, prof. Brunetta, la mettiamo al corrente che i Comuni non hanno eliminato alcuno sportello aperto al pubblico. Il personale impiegato si avvicenda a turni alterni e comunque, il lavoro a distanza, ha gentilmente invogliato gli utenti a portarsi virtualmente presso i servizi Comunali a mezzo delle “chat” in diretta; le finestre “social network” e tutti gli altri numerosi strumenti informatici che il personale ha saputo mettere a disposizione dei cittadini a costo zero che se avessero dovuto aspettare i comodi della burocrazia romana, starebbero ancora a mendicare aiuti e ristori per vivere.

In conclusione, non ti chiediamo di dimetterti, ma di aggiornarti. Viviamo un altro tempo. Chiudi le cartiere ministeriali e comprati un tablet per studiare.

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