Nella sua ultima direttiva, il simpatico ministro Zangrillo si spertica circa gli obiettivi di valutazione della performance da assegnare “tempestivamente” entro il mese in corso di febbraio ed in particolare chiede che siano “chiari, concreti, misurabili”. Tra gli obiettivi, assegna un’importanza prioritaria alla formazione del personale. Per ben tre volte cita, nel testo della direttiva, la piattaforma Syllabus, strumento fondamentale a suo dire, per fare della Pubblica Amministrazione una moderna comunità di intenti al fine di acquisire alla generalità dei dipendenti pubblici le competenze ineludibili ad implementare le fantomatiche “transizione digitale”, unitamente alle transizioni “ecologica ed amministrativa”. Vasto programma, avrebbe detto il Generale De Gaulle. Noi qui, che in autoformazione spontanea nel corso degli anni pur abbiamo imparato qualche semplice nozione ed acquisite le abilità di base che ci vengono utili per coltivare le passioni giovanili come per sbrigare gli adempimenti quotidiani, ci siamo incuriositi e non poco. Di buona lena abbiamo cominciato a spulciare l’offerta di corsi. Superati i 57 moduli del tedioso “contratti pubblici”, dove Consiglieri di Stato e dirigenti ministeriali s’improvvisano “influencer” con performance in molti casi esilaranti, siamo passati ai temi che più catturano il nostro interesse: la transizione digitale nella segreta speranza di avere libero accesso ad una offerta di corsi che ci permettessero di esercitare le abilità sui nuovi strumenti di lavoro altrimenti reperibili sul mercato a costi spesso proibitivi. Superato di slancio il livello base, ci siamo impegnati per quello intermedio e giunti al livello avanzato, c’attendevamo di ritrovarci in un ambiente “cloud” di simulazione. Niente. Tanto per il primo, per il secondo, per il terzo, per il quarto, per il quinto corso e tutto lascia intendere che per l’intero campionario di aggiornamenti proposti, ben 12 corsi, di transizione digitale promessa, nemmeno l’ombra. I corsi si dipanano lungo una interminabile teoria di codifiche e definizioni tecniche che nulla aggiungono a quanto siamo chiamati a risolvere nella pratica quotidiana. Manca del tutto la fase laboratoriale, si direbbe se fossimo a scuola. Vale a significare che dei tre livelli di cui si compone ciascun corso, nemmeno il livello avanzato prevede l’esercizio pratico in un ambiente di simulazione dei CSM, ad esempio, i nuovi sistemi gestioniali integrati della istruttoria. E non staremo qui a pretendere che si superasse dopo 35 anni il pacchetto office, con l’illustrazione simulata del lavoro in cloud, ma almeno, si sarebbe potuto prevedere l’allestimento pratico di un data base per gestire se non i big data, i medium data che quotidianamente ci piombano sulla scrivania? Si sarebbe potuta insegnare la differenza tra un foglio di calcolo ed un data base relazionale? Niente. Dopo aver conseguito tutte le certificazioni “open badge”, siatene certi, non avrete imparato nulla di concreto che possa venirvi utile ad efficientare e semplificare il lavoro che domani mattina vi troverete sulla scrivania. Il syllabus, sconta l’impostazione giuridica tipica della Pubblica Amministrazione italiana. La teoria cavillosa e barocca, autoreferenziale che complica in luogo di semplificare ed ammodernare. Non è un sistema avanzato di formazione ed aggiornamento professionale. Presto vi renderete consapevoli che il programma syllabus probabilmente, è stato concepito per candidati ai concorsi pubblici, non certamente per elevare ed attualizzare il livello di competenze del personale dipendente a tempo indeterminato! Insomma, è un programma tutto chiacchiere ed “open badge” europei…