A 30 anni dalla privatizzazione del pubblico impiego (D.Lgs. n.29/1993), il Governo parrebbe che stia lavorando seriamente alla riforma delle carriere. Ce lo chiede l’Europa infatti di superare il modello pubblicistico in favore di carriere veloci a riconoscere meriti e competenze come accade già nel settore delle aziende private
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pubblico impiego, progressioni senza laurea legittime come nel privato
la progressione di carriera senza titoli, ma per meriti di servizio è più che legittima. Se è vero, come è vero che sono oramai trascorsi trenta anni dalla riforma Cassese di privatizzazione del pubblico impiego, non si comprendono i dubbi di legittimità e le polemiche circa la recente istituzione, per altro temporanea con scadenza 31 dicembre 2024, delle progressioni di carriera riservate ai dipendenti meritevoli, che hanno impedito con abnegazione il collasso della architettura statuale nel corso della pandemia trasformandosi repentinamente in smart workers. Se un garzone di bottega può essere promosso capo officina per meriti di lavoro, allora anche un usciere potrà essere promosso impiegato per meriti di servizio. Ne va del principio di uglianza tra i lavoratori tutti. Le progressioni verticali senza titolo devono divenire uno strumento permanente di incentivo alla produttività, alla efficienza, alla efficacia dei servizi pubblici
D.L. 80/2021, Brunetta ritorna all’antico e ci richiama in carriera
Carriere, si ritorna all’antico. Brunetta cancella i concorsi per gli impiegati anziani e lega la carriera alle compatenze acquisite, ai risultati ed al merito
Brunetta, sant’uomo, trasfonde il suo stesso sangue alla PA
Decreto reclutamento, Brunetta promette di trasfondere nuovo sangue nella PA, ma è il suo stesso sangue del 2009
si ritorna a far carriera, fra mille proroghe
La riforma Brunetta, l’ultima vera riforma del pubblico impiego scritta in lingua italiana, pur fra i tanti meriti riconosciuti per aver accorciato le distanza tra i mondi del lavoro pubblico e quello del settore privato,Continue reading
A6, B8, C6 l’Aran cancella l’elemento perequativo e la Uil diffida le Amministrazioni
Con il parere n. 261 dell’11 gennaio 2019, l’Aran ha sostanzialemente cancellato, in vista delle prossime progressioni economiche avviate in numerosi Enti, il contributo economico perequativo riservato agli aumenti contrattuali 2018 dei bassi profili professionali stabilendoContinue reading